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Le disfunzioni sessuali e l’ansia che si associa alla loro presenza, nascono spesso, anche se non sempre, nella relazione, piuttosto che essere il problema di uno dei partner. Escluse le patologie organiche, le disfunzioni sessuali come l’impotenza, il vaginismo, l’eiaculazione precoce o la dispareunia, possono avere, oltre a spiegazioni psicologiche derivanti dalla storia personale di uno dei partner, una spiegazione nella relazione di quella specifica coppia. Dopo mesi o anni di rapporti appaganti, qualcosa si inceppa. Il problema si evidenzia in uno dei due partner, il quale inizia a vivere come inadeguata le proprie prestazioni, aiutato in molti casi, dallo sguardo inizialmente deluso e poi infastidito del partner.

Nel caso dell’improvvisa perdita dell’erezione, lei potrebbe inizialmente essere accomodante e paziente, anche se delusa e incapace di darsi spiegazioni. In seguito, lei potrebbe sentirsi inadeguata, pensare di non piacere più, di non essere sufficientemente sexy o di non essere più amata. Più probabile che si sia messo in moto un meccanismo di paura del giudizio, dell’auto osservazione e del tentativo di riuscire ad avere una erezione. Proprio queste reazioni aumentano la probabilità di insuccesso.

Nel caso dei dolori sessuali femminili, presenti spesso anche all’inizio della relazione, proprio nel sottile filo che unisce i partner può essere trovata una strategia che favorisca il superamento del problema. La donna vive infatti la paura del dolore ma anche il timore del giudizio e la sensazione di inadeguatezza.

Pur volendosi bene, rimane qualcosa di non esplicitato nella relazione, che contribuisce a mantenere in vita le difficoltà.

In una donna di 30 anni (la chiamerò Ale) che ho avuto modo di seguire, i dolori erano presenti sin dall’adolescenza ed erano un disagio conosciuto anche dalla madre che ne aveva sofferto a lungo. Dopo un percorso in cui coinvolgemmo occasionalmente anche il partner, arrivammo a scoprire che Ale non si eccitava in modo sufficiente, non tanto a lubrificarsi (per questo usava dei gel), ma per lasciarsi completamente andare. Talvolta, infatti, i dolori erano sopportabili proprio quando la situazione coinvolgente e lo stato d’animo le facevano perdere il controllo.

Indagammo i suoi fusti sessuali e quelli del partner fino a comprendere che non tutto era esplicito. Il loro rapporto cominciò a includere in modo più esplicito i loro gusti e quello che ciascuno riteneva necessario per eccitarsi in modo intenso. Certamente i dolori non sparirono completamente, ma diminuirono in modo tale da mettere in moto un processo virtuoso che permettesse un piacere sufficiente a portare in secondo piano i dolori residui.

Se il compagno di Ale non avesse accettato di mettere anche se stesso e la relazione al centro del disagio, lei avrebbe continuato a sentirsi inadeguata e colpevole della loro insoddisfazione sessuale.

Dinamiche di questo tipo valgono anche per le disfunzioni maschili e, quando si presentano, sarebbe utile la partecipazione di entrambi al processo di cambiamento, piuttosto che descrivere Lui come portatore di un problema che deve risolvere da solo.