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La sensazione di poter confidare su se stessi per affrontare le sfide della vita, è il risultato di un processo che inizia lontano nella storia di ogni persona. Usualmente utilizziamo il termine autostima, un concetto che include in modo eccessivamente ampio, sia la fiducia nelle proprie capacità tecniche e prestazionali, sia la sensazione profonda di potercela fare, di riuscire a trovare dentro se stessi la forza di affrontare i tanti problemi che la vita ci chiede di risolvere. Sentire che, in un modo o nell’altro, sapremo incanalare le nostre energie così da realizzare i nostri sogni, o verremo a capo delle difficoltà che ci si presenteranno, è l’elemento essenziale per vivere abitualmente sereni e capaci di godere dei periodi felici, quanto di reggere gli urti di quelli bui.

Quando, diventando adulti, ci si rende conto della propria fragilità emotiva di fronte alle situazioni difficili della vita e, per fortuna, possiamo sempre contare di modificare gli automatismi che ci fanno soffrire, e questo è certamente di speranza, di aiuto e anche di sprono per mettere in atto nuovi atteggiamenti e comportamenti che ci facciano stare meglio. Quando si diventa genitori abbiamo la possibilità di chiederci se possiamo essere di aiuto ai nostri figli, affinché costruiscano dentro se stessi quella fonte di saggezza, di fiducia e di sicurezza cui attingere quando diventeranno artefici insostituibili della loro esistenza.

Gli studi di John Bowlby e delle sue collaboratrici hanno mostrato in modo inequivocabile l’influenza delle relazioni di attaccamento nelle primissime fasi della vita. La consapevolezza di come i genitori si relazionano con i figli è di conseguenza un fattore cruciale per la costruzione di un senso di sicurezza che produrrà i suoi effetti durante tutto il corso dell’esistenza. Sono possibili successive trasformazioni del senso di sé e della propria capacità di fronteggiare le richieste dell’esistenza, ma i costi psicologici sono alti e il risultato non sempre garantito. Il ruolo dei genitori è quindi fondamentale e si basa sulla consapevolezza dei propri comportamenti nella relazione con i bambini. Quali aspetti del comportamento possono dunque essere riconosciuti dai genitori, e modificati qualora possano generare insicurezza nei bambini? Consapevole che non si possa fare un manuale di istruzioni, e che ogni individuo debba trovare una propria via, cercherò di identificare delle linee guida generali, volte a fornire uno spunto di riflessione cui riferirsi nei momenti di dubbio o quando le reazioni dei bambini mettano in allarme.

  1. Rimaniamo sempre consapevoli del fatto che i bambini utilizzano le reazioni dei genitori di fronte agli eventi, per saper se si tratta di eventi pericolosi, e costruiscono una mappa del mondo proprio attraverso queste reazioni. Un genitore spaventato spaventa il proprio figlio. Un genitore rilassato che osserva il proprio bimbo, consente una serena esplorazione dell’ambiente.
  2. La serenità con la quale un bambino esplora il mondo circostante (punto 1), col tempo produce sicurezza nella relazione col mondo e con la sua esplorazione.
  3. Il senso di sicurezza, che inizialmente viene preso a prestito dai genitori, col passare del tempo viene portato dentro e si trasforma in un centro che sa autonomamente distinguere gli eventi in buoni e cattivi.
  4. Saper discernere gli eventi è un passaggio fondamentale affinché si possa agire di conseguenza.
  5. I bambini devono poter contare sui genitori come figure cui fare riferimento e ai quali chiedere aiuto fisico e conforto emotivo nei momenti in cui hanno paura o non sanno cosa stia loro accadendo. Offriamo loro immediatamente, oltre all’aiuto fisico, comprensione dei loro stati d’animo in modo incondizionato; ci sarà tempo per spiegare loro cosa devono o non devono fare per cacciarsi nei guai. Arrabbiandosi e rimproverandoli in queste circostanze non li aiuterà perché sono già spaventati e mortificati per quanto gli è successo. Attendere che il bimbo abbia ritrovato la calma, per piegare con parole adeguate e un atteggiamento sereno perché si è spaventato, cosa in futuro dovrà evitare, e confermare che ha fatto la cosa giusta rifugiandosi presso mamma e papà, metterà le basi per quella sicurezza che ogni genitore vorrebbe per i propri figli.
  6. Mostrarsi spaventati e arrabbiati in modo incontrollato, serve solo ai genitori per scaricare la propria tensione. Se si riesce a tenere conto di questo aspetto, si possono evitare ulteriori spaventi derivanti dai comportamenti di quelle persone cui i bambini si rivolgono per essere rassicurati.
  7. Per facilitare lo sviluppo di un attaccamento sicuro, che si trasformi in senso di sicurezza nel bambino divenuto adulto, è di fondamentale importanza la coerenza dei comportamenti dei genitori nelle diverse situazioni.
  8. È inoltre fondamentale che queste linee guida siano comprese e condivise da entrambi i genitori, affinché il bambino non si trovi a vivere in età prematura, contesti troppo diversi per possibilità di accesso a luoghi sicuri.
  9. La consapevolezza, gli atteggiamenti e i comportamenti genitoriali rispetto a quanto detto nei punti precedenti, non deve mai essere minata da questioni che riguardano la coppia. Lotte di potere interne e frustrazioni varie non possono e non devono in alcun modo generare reazioni negative automatiche che impattano sui figli.