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Essere single oggi, è una condizione la cui accezione tende dal neutro al positivo.  La zitella si è rifatta una reputazione di rilievo e non si vergogna più di non avere marito. Non tutto è oro quello che luccica e la mail di questa mia paziente single  spiega meglio delle mie parole perché.
Sono una single, non per scelta, ma per necessità.
Penso che la singletudine sia qualcosa che, in un certo senso, faccia parte del DNA; per bastare a se stessi in tutto e per tutto, sentendosi appagati e senza avvertire il bisogno di altro, è necessario essere predisposti. Forse, un giorno i genetisti riusciranno a modificare il  DNA umano in modo da rendere questa condizione naturale.
Io non lo sono, e non perché non sappia stare da sola. Vivo da sola, sono indipendente economicamente, non ho vincoli e non penso alla coppia attraverso una lente morale. In sostanza faccio quello che ho voglia di fare senza renderne conto a nessuno. Però sono convinta che non ci sia nulla di più bello di una vita a due, e che niente scaldi il cuore e faccia stare bene come sapere di avere qualcuno al tuo fianco con cui essere te stesso, con cui condividere emozioni e gioie, e a cui appoggiarsi quando le cose non funzionano come vorresti. Avere un alter ego è come poter contare su una coperta calda quando si ha freddo.
Sono capace di stare sola, ma non voglio stare sola, perché sono convinta che una vita senza amore sia una vita priva di un elemento essenziale. Tuttavia di single doc, quelli veri, ho avuto modo di conoscerne parecchi, e più ne conosco, più mi rendo conto che io non sono, né mai sarò come loro. Anzi, a dirla tutta, sono una tipologia di individui che mi sta abbastanza sulle scatole. Senza voler generalizzare, sono persone concentrate solo ed esclusivamente su se stesse, che hanno, o hanno sviluppato una forma di cinismo verso i rapporti con le altre persone. Non fanno gruppo, se non superficialmente e per fare baldoria e non condividono al di fuori di Facebook. Dicono di stare benissimo da soli, ma la sensazione è che soffrano di una sorta di bulimia del fare, che si riempiano cioè la vita di impegni di ogni genere, quasi per evitare il pericolo di fermarsi un attimo e rendersi conto della loro solitudine.
Sono talmente impegnati a far credere a se stessi e agli altri di essere impegnati, che non si rendono conto di essere soli. È talmente importante dare l’impressione di avere l’agenda sempre piena e di essere super richiesti che si preferisce passare i sabati sera a casa da soli piuttosto che chiedere se c’è qualcun altro nella stessa condizione e aggregarsi. E spesso, succede che si resta da soli, ognuno a casa propria, quando invece basterebbe poco per fare come dice Rita Ora in una sua canzone: Let’s be lonely together.