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Tre ricercatrici free lance hanno di recente pubblicato sulla 27Ora, il blog al femminile del Corriere della Sera, una riflessione sulle norme introdotte dal Jobs Act riguardanti le donne lavoratrici che subiscono violenza (vai all’articolo). Anna Gadda, Sabrina Ortelli e Marta Pietrobelli osservano che la violenza di genere entra nell’agenda dell’attuale Governoe diventa materia di intervento politico nell’ambito delle disposizioni che regolano i rapporti di lavoro. Il Decreto attuativo del Jobs Act sui temi di conciliazione lavoro-famiglia introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere che intraprendono percorsi di protezione. Le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato che subiscono violenza, per motivi legati allo svolgimento di tali percorsi, hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, anche non continuativo, interamente retribuito. È inoltre prevista la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, nonché l’opportunità di essere nuovamente trasformato, a seconda delle esigenze della lavoratrice, in rapporto di lavoro a tempo pieno. Il Decreto dà altresì la facoltà alle collaboratrici a progetto di sospendere il rapporto contrattuale per motivi connessi allo svolgimento dei suddetti percorsi di protezione. Attraverso il Jobs Act, la violenza di genere esce dalla specificità e settorialità a cui è solitamente relegata per contaminare altre politiche a partire dalla disciplina che regola i rapporti di lavoro. Acquisisce una maggiore rilevanza sociale, entra a far parte dei discorsi pubblici e politici e diventa “mainstream”; le sue diverse implicazioni in molteplici settori, livelli e ambiti incominciano, quindi, ad essere valutate e prese in esame. Questa disposizione contribuisce a rendere maggiormente visibile il fenomeno della violenza di genere e, in particolare, quella domestica che, risiedendo nell’intima sfera delle relazioni famigliari, fatica ad emergere. Può inoltre favorire la percezione, la comprensione e la rappresentazione del fenomeno a livello culturale. Di certo il Decreto attuativo costituisce un importante passo in avanti nelle azioni di contrasto alla violenza nei confronti delle donne e l’introduzione del diritto al congedo lavorativo può essere considerato un ulteriore tassello verso la tutela dei diritti umani contro ogni forma di discriminazione fondata sul genere. L’articolo prosegue ponendo alcuni interrogativi tecnici non meglio chiariti dai decreti attuativi. Una volta chiariti questi aspetti, si può affermare che Il riconoscimento alle donne di nuovi diritti a seguito di violenze sia da considerare un passo avanti necessario per il cambiamento culturale della nostra società e della percezione di un problema tanto diffuso quanto poco visibile.